Avrei voluto scrivere...
(due parole sul Ju-Jitsu un po' fuori dagli schemi)
del M° Aldo Corallo, Presidente e Direttore Tecnico ASD JU JITSU PIEVE LIGURE
Avrei voluto scrivere, come si usa fare, una breve sintesi storica del Ju Jitsu, così da far comprendere cosa sia la “dolce arte” a chi per la prima volta ne sente parlare.
Ma mi sono arreso subito. Tanto oggi, se uno vuole, apre una qualunque pagina sul web e trova tutto.
E poi sulle arti marziali si sono spesi fiumi di parole; quanto più sono antiche, tanto più se ne può parlare a vanvera (del resto, chi le ha inventate mille anni fa, ormai non può più smentire).
Qualche samurai, però, può sempre rivoltarsi nella tomba e girarsi, sdegnato, dall’altra parte.
E allora, per non squarciare il velo di mistero che ammanta quest'antica arte, mi limiterò ad una frase ovvia, nella sua ricorrente e inconfutabile verità: “le origini del Ju Jitsu si perdono nella notte dei tempi”.
Altro dato certo sono le poche righe che Jigoro Kano, fondatore del Judo, dedica al Ju Jitsu nell’introduzione al suo “Kodokan Judo”, nelle quali ammette esplicitamente la sua intenzione “rifare” il Ju Jitsu trasformandolo nel moderno Judo.
Con l'avvento del judo, Il Ju Jitsu sarebbe dovuto scomparire… In realtà è una disciplina ancor viva e vitale: guardandoci attorno, anche solo qui in Liguria, assistiamo ad un proliferare di palestre dove si pratica Ju Jitsu.
Molti anni fa quando, lasciando a malincuore il centro sportivo "Champagnat" di Genova, ho aperto la palestra di Pieve Ligure, occorreva andare fino a La Spezia per trovare un dojo di Ju Jitsu nel levante ligure. Oggi, invece, quasi in ogni paese c'è una palestra dove si pratica la "dolce arte".
E questo, ovviamente, fa molto piacere a chi ha a cuore la sopravvivenza e la diffusione di quest’antica disciplina.
Tuttavia, dato che il Ju Jitsu è un contenitore dove ci sta un po' di tutto: lotta corpo a corpo, combattimento a distanza, autodifesa, accademia ecc. ecc. tutti ci possono infilare qualcosa… e tutti, ovviamente, possono prendere qualcosa.
Così, alle volte, è difficile dare una definizione univoca di cosa sia realmente il Ju Jitsu oggi.
Vediamo tecniche di Ju Jitsu, ad esempio, nel “wrestling” o nel “submission”, nel Mixed Martial Arts (MMA) e in mille nuove forme di combattimento chiamate nei modi più svariati.
I film d'azione, poi, attingendo a piene mani dal Ju Jitsu (per la spettacolarità delle sue tecniche) forniscono un'interpretazione un po' fantasiosa della Dolce Arte.
Quel che un po’ sconcerta è il proliferare di nuovi maestri, magari nati dalle migrazioni da un’associazione all’altra, con la quale “patteggiano” qualche dan e qualche titolo accademico.
Questo è un fenomeno che, purtroppo, affligge un po’ tutte le arti marziali e che mi astengo dal commentare.
Mi è anche capitato (ahimé) di conoscere un "maestro", che per sua stessa ammissione "aveva fatto un po' di ju jitsu da ragazzo" e poi aveva proseguito la sua carriera sulla strada. Poi, visto che funzionava, si era autoproclamato 6° Dan e aveva fondata una sua scuola (per la verità anche con un certo seguito).
Accanto a Maestri validissimi rischiamo, purtroppo, di trovarne di meno preparati, cosa che contribuisce non poco a confondere il profano.
Le organizzazioni che promuovono il Ju Jitsu in Italia si contano a decine, e ognuna sforna ogni anno i propri tecnici, i propri programmi e i propri regolamenti, cosicché alla domanda “cos’è, oggi, il Ju Jitsu?” diventa difficile rispondere, anche per chi, come me, lo pratica da quasi cinquant'anni.
Un consiglio, tuttavia, mi sento di dare a chi vuole avvicinarsi al Ju Jitsu:
non guardate al colore della cintura (quella, come disse il M° Miyagi in un famoso film), serve solo a tener su i pantaloni.
Guardate alla sostanza, a chi c’è dentro a quei pantaloni e a quello che fa.
M° Aldo Corallo
Ma mi sono arreso subito. Tanto oggi, se uno vuole, apre una qualunque pagina sul web e trova tutto.
E poi sulle arti marziali si sono spesi fiumi di parole; quanto più sono antiche, tanto più se ne può parlare a vanvera (del resto, chi le ha inventate mille anni fa, ormai non può più smentire).
Qualche samurai, però, può sempre rivoltarsi nella tomba e girarsi, sdegnato, dall’altra parte.
E allora, per non squarciare il velo di mistero che ammanta quest'antica arte, mi limiterò ad una frase ovvia, nella sua ricorrente e inconfutabile verità: “le origini del Ju Jitsu si perdono nella notte dei tempi”.
Altro dato certo sono le poche righe che Jigoro Kano, fondatore del Judo, dedica al Ju Jitsu nell’introduzione al suo “Kodokan Judo”, nelle quali ammette esplicitamente la sua intenzione “rifare” il Ju Jitsu trasformandolo nel moderno Judo.
Con l'avvento del judo, Il Ju Jitsu sarebbe dovuto scomparire… In realtà è una disciplina ancor viva e vitale: guardandoci attorno, anche solo qui in Liguria, assistiamo ad un proliferare di palestre dove si pratica Ju Jitsu.
Molti anni fa quando, lasciando a malincuore il centro sportivo "Champagnat" di Genova, ho aperto la palestra di Pieve Ligure, occorreva andare fino a La Spezia per trovare un dojo di Ju Jitsu nel levante ligure. Oggi, invece, quasi in ogni paese c'è una palestra dove si pratica la "dolce arte".
E questo, ovviamente, fa molto piacere a chi ha a cuore la sopravvivenza e la diffusione di quest’antica disciplina.
Tuttavia, dato che il Ju Jitsu è un contenitore dove ci sta un po' di tutto: lotta corpo a corpo, combattimento a distanza, autodifesa, accademia ecc. ecc. tutti ci possono infilare qualcosa… e tutti, ovviamente, possono prendere qualcosa.
Così, alle volte, è difficile dare una definizione univoca di cosa sia realmente il Ju Jitsu oggi.
Vediamo tecniche di Ju Jitsu, ad esempio, nel “wrestling” o nel “submission”, nel Mixed Martial Arts (MMA) e in mille nuove forme di combattimento chiamate nei modi più svariati.
I film d'azione, poi, attingendo a piene mani dal Ju Jitsu (per la spettacolarità delle sue tecniche) forniscono un'interpretazione un po' fantasiosa della Dolce Arte.
Quel che un po’ sconcerta è il proliferare di nuovi maestri, magari nati dalle migrazioni da un’associazione all’altra, con la quale “patteggiano” qualche dan e qualche titolo accademico.
Questo è un fenomeno che, purtroppo, affligge un po’ tutte le arti marziali e che mi astengo dal commentare.
Mi è anche capitato (ahimé) di conoscere un "maestro", che per sua stessa ammissione "aveva fatto un po' di ju jitsu da ragazzo" e poi aveva proseguito la sua carriera sulla strada. Poi, visto che funzionava, si era autoproclamato 6° Dan e aveva fondata una sua scuola (per la verità anche con un certo seguito).
Accanto a Maestri validissimi rischiamo, purtroppo, di trovarne di meno preparati, cosa che contribuisce non poco a confondere il profano.
Le organizzazioni che promuovono il Ju Jitsu in Italia si contano a decine, e ognuna sforna ogni anno i propri tecnici, i propri programmi e i propri regolamenti, cosicché alla domanda “cos’è, oggi, il Ju Jitsu?” diventa difficile rispondere, anche per chi, come me, lo pratica da quasi cinquant'anni.
Un consiglio, tuttavia, mi sento di dare a chi vuole avvicinarsi al Ju Jitsu:
non guardate al colore della cintura (quella, come disse il M° Miyagi in un famoso film), serve solo a tener su i pantaloni.
Guardate alla sostanza, a chi c’è dentro a quei pantaloni e a quello che fa.
M° Aldo Corallo